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2° approfondimento al tema del sussidio estivo 2019 | |
Icona biblica: Gesù, il pastore “buono e bello”
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. (Vangelo di Giovanni, 10,14-16)
Le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni sintetizzano con un’immagine efficacissima non solo la figura e la missione del Cristo stesso ma anche il senso e lo stile della vita di ogni cristiano. Gesù è il “Bel Pastore”. E’ importante ricordare che nel testo originale greco la parola usata per “buono” è in realtà “kalos”, cioè “bello”. Così come si è maturato nel mondo antico, tutti possiamo condividere l’idea che bellezza e bontà sono strettamente connesse, tanto da essere viste come la medesima qualità. Un essere umano è compiutamente bello (quindi al di là del suo aspetto fisico) quando è buono, ma anche quando è giusto, leale, generoso, coraggioso, intelligente… “Bello” è dunque una parola con la quale si definisce di una persona che svolge pienamente il suo compito, in un modo ideale: Gesù è un pastore “buono-bello” nel senso che è un modello, una guida affidabile e da imitare. Due sono infatti le caratteristiche che lo contraddistinguono. Innanzitutto, Gesù conosce le sue pecore e le sue pecore conoscono Lui. Tra Gesù e le sue pecore c’è una confidenza e una fiducia reciproca tali che ogni difficoltà può essere superata. Proprio tale “conoscenza” esprime un rapporto profondo, rispettoso, ispirato alla cura e all’ascolto. Inoltre, Gesù dà la sua vita per le pecore, non come il pastore mercenario che fugge quando vede venire il lupo. Al suo gregge il pastore “buono-bello” dona tutto se stesso, la sua stessa vita. Il messaggio è molto chiaro: chi inizia a conoscere Gesù, “pastore buono e bello”, si accorge della cura straordinaria che lui ha per le sue pecore (è pronto a dare la vita per proteggerle!). E’ una guida eccellente, generosa, ma anche attraente, simpatica, che dona fiducia, che si fa ben volere, che si fa ascoltare e seguire con gioia, con allegria. E il dono della sua vita è per tutti, anche per quelli “che non sono di quest’ovile”, di coloro che... non sono al sicuro, che quindi sono al di fuori della ristretta cerchia nei “nostri” o di chi si ritiene già dalla parte giusta. Tutti daranno ascolto alla voce del pastore “buono-bello”, perché il suo è un dono sincero: Lui offre la vita senza fare distinzioni. L’icona di Gesù pastore “buono-bello” ci può essere di grande aiuto per assumere una prospettiva nuova e creativa nei confronti del nostro impegno nel mondo. La responsabilità nei confronti del suo gregge corrisponde ad una risposta sincera e a una piena confidenza nel Padre. Anche per ogni credente vale tale corrispondenza: l’attenzione, l’accoglienza, l’amore e il servizio nei confronti del prossimo, chiunque esso sia, è la misura della nostra risposta a Gesù: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Mt, 25,40). E chiunque svolga anche un piccolo servizio nei confronti degli altri e di una comunità, non risponde solo dei “bisogni”, non sta solo facendo del “volontariato”. A guardare bene sta facendo… una cosa bellissima, un’opera d’arte: la “bellezza” della sua azione sta proprio in un servizio che tesse e rammenda con passione, competenza e responsabilità la trama di ogni relazione, “perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). |
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